Vuoi cambiare operatore? La novità sulle offerte telefoniche che farà discutere

La discussione sul ddl Concorrenza porta sul tavolo una novità che riguarda milioni di utenti italiani. La maggioranza valuta una modifica che darebbe alle compagnie telefoniche la possibilità di alzare ogni anno i prezzi, anche oltre l’inflazione, senza che questo consenta ai clienti di recedere gratuitamente. Un cambio di prospettiva che ribalta in parte le tutele finora previste nei contratti di telefonia. Nella stessa cornice, si studia un allargamento dei permessi per i call center che vogliono effettuare campagne promozionali. Il tutto mentre in Senato, in Commissione Industria, si attende la votazione degli emendamenti nei prossimi giorni.

Rincari automatici e niente disdetta: cosa cambierebbe nei nuovi contratti

La misura parte da una proposta di Forza Italia, con emendamento a prima firma del senatore Antonio Trevisi, che prevede l’introduzione nei contratti di una clausola di adeguamento automatico dei prezzi. Oggi, un operatore può alzare la tariffa dopo almeno un anno, ma solo in base all’indice di inflazione, con la possibilità per il cliente di disdire senza costi se il rincaro va oltre questo parametro.

Il nuovo testo consente invece un aumento superiore all’inflazione, specificando però una percentuale addizionale resa nota al cliente al momento della firma. Le società potrebbero quindi aggiornare le tariffe una volta all’anno, con comunicazione almeno due mesi prima. Fin qui potrebbe sembrare solo una maggiore libertà commerciale, già nota nel mercato.

Il nodo cruciale è un altro. L’aumento, anche quando supera l’inflazione, non verrebbe più considerato una modifica contrattuale. Questo significa che l’utente, per evitare il rincaro, non potrebbe più abbandonare l’offerta senza costi. Chi vuole cambiare operatore dovrebbe pagare, come già accade in caso di recesso ordinario o con vincoli attivi sugli sconti ricevuti.

Una tutela residua resta per chi ha un contratto attivo. Le novità non coinvolgerebbero gli abbonamenti già in corso. Entrerebbero in vigore solo per:

contratti nuovi
contratti esistenti ma già modificati unilateralmente negli ultimi 12 mesi

Le associazioni dei consumatori osservano con attenzione la proposta. Qualcuno teme una compressione della libertà di scelta, un diritto consolidato da oltre dieci anni, quando si è affermato il principio che la trasparenza e la concorrenza favoriscono prezzi più bassi.

Si tratta, comunque, di un testo ancora in discussione. La maggioranza deve trovare l’equilibrio tra le esigenze delle aziende, che citano l’aumento dei costi infrastrutturali, e la tutela di chi ogni mese paga un abbonamento essenziale nella vita quotidiana.

Più numeri ai call center: il nuovo fronte del telemarketing

Nel pacchetto di emendamenti compaiono anche proposte su un tema spesso mal digerito dai cittadini: le telefonate commerciali. I gruppi di FdI, Lega, FI e Italia viva suggeriscono di ampliare l’accesso dei call center a un database di numeri che oggi resta protetto per motivi tecnici.

Si parla del sistema legato alla portabilità dei numeri mobili, che contiene recapiti e informazioni gestite dagli operatori. Il Codice delle comunicazioni vieta il loro uso per scopi pubblicitari, a tutela della privacy dei clienti.

La modifica aggiungerebbe una breve frase. Basterebbe che l’utente abbia dato il consenso all’uso dei propri dati, e i numeri raccolti per necessità operative potrebbero finire nelle liste delle campagne promozionali. Il rischio, evidenziato da avvocati ed esperti di privacy, è che quel consenso, nella vita reale, si traduca nel classico “segno la casella e poi ci penso”. E il risultato, già sperimentato in passato, è un aumento delle chiamate indesiderate.

I partiti favorevoli spiegano che la proposta mira a semplificare i processi e sostenere un settore in cui lavorano migliaia di persone. Gli utenti, però, ricordano bene cosa significhi rispondere a numeri sconosciuti più volte al giorno. Il bilanciamento tra economia e quiete del cittadino resta una delle questioni più spinose.

Il testo, depositato a fine settembre, attende la calendarizzazione per la votazione. Se approvato, cambierebbe uno scenario che finora puntava a limitare il telemarketing aggressivo. Ci si chiede già quali strumenti di protezione resteranno nelle mani dei consumatori, visto che il registro delle opposizioni spesso non basta a fermare il flusso di telefonate.