Il governo stanzia 2,4 miliardi in più per la sanità, ma i nuovi posti saranno meno di 7.500. Per gli stipendi, aumenti tra 125 e 230 euro lordi al mese.
La legge di bilancio 2026 porta con sé una promessa e una delusione: più fondi per la sanità, ma meno assunzioni del previsto. Dopo mesi di annunci, il quadro delineato nella bozza della manovra è chiaro: le nuove assunzioni di medici e infermieri saranno poco meno di 7.500, una cifra molto inferiore ai 25-30mila posti di cui si era parlato.
Al tempo stesso, arriveranno aumenti di stipendio che, sommando le risorse del 2025 e del 2026, raggiungeranno circa 125 euro lordi al mese per gli infermieri e 230 euro per i medici. Un incremento che, almeno sulla carta, dovrebbe alleggerire la tensione di un comparto sanitario in forte affanno.
Aumenti per medici e infermieri: cosa cambia dal 2026
Il nuovo intervento economico previsto nella manovra si concentra soprattutto sull’indennità di specificità, cioè la voce che distingue gli stipendi di chi lavora in ambito sanitario. Per il 2026 il governo ha stanziato 280 milioni di euroaggiuntivi, che si sommano ai fondi già previsti nella legge di bilancio 2025.

Nel complesso, gli aumenti annunciati dalla premier Giorgia Meloni in conferenza stampa restano confermati: per gli infermieri, un incremento medio di 1.630 euro lordi all’anno, pari a circa 125 euro al mese; per i medici, invece, la crescita sarà di 3.000 euro lordi all’anno, circa 230 euro mensili.
Considerando però solo le somme introdotte nella nuova manovra, l’aumento effettivo nel passaggio da 2025 a 2026 si ferma a 700 euro lordi all’anno, poco più di 54 euro al mese. Una differenza che non sfugge ai sindacati, già pronti a sottolineare come le promesse iniziali rischino di trasformarsi in un semplice ritocco, insufficiente a colmare anni di blocchi contrattuali.
Meno assunzioni del previsto: solo 7.500 nuovi ingressi
Sul fronte occupazionale, i numeri sono ancora più deludenti. L’ipotesi iniziale del governo parlava di 25-30mila nuovi ingressi nella sanità pubblica, ma la realtà dei fondi disponibili ha ridimensionato le ambizioni: saranno assunti 6.300 infermieri e circa 1.000 medici, per un totale inferiore alle 7.500 unità.
Un numero che non basta a coprire neppure il fabbisogno minimo del sistema sanitario nazionale. L’Italia, infatti, soffre una carenza strutturale di infermieri, stimata in oltre 70.000 unità. E anche se il ministro della Salute Orazio Schillaciassicura che “gli infermieri sono al centro della manovra”, la situazione resta critica.
Il ministro ha spiegato che le Regioni avranno la possibilità di integrare le assunzioni con fondi propri, ma in molte aree d’Italia le risorse locali sono già al limite, soprattutto nei pronto soccorso, dove la carenza di personale è cronica e il burnout ha raggiunto livelli record.
Fondi in crescita, ma la sanità resta in affanno
Nel complesso, il governo ha previsto 2,4 miliardi di euro in più per la sanità, portando il Fondo sanitario nazionale a quasi 143 miliardi. Un incremento rispetto ai 3,7 miliardi della manovra precedente, con l’impegno a aggiungere altri 2,65 miliardi all’anno nei prossimi due esercizi fino a raggiungere 150 miliardi nel 2028.
Un segnale politico, più che strutturale: i fondi crescono, ma il sistema sanitario rimane sotto pressione. Gli effetti del turnover ridotto, dell’emigrazione di personale sanitario e della crescente domanda di servizi dovuta all’invecchiamento della popolazione continuano a pesare sulle regioni, in particolare nel Sud Italia, dove i reparti sono spesso costretti a lavorare in emergenza.
Infermieri al limite, medici in fuga
Negli ultimi cinque anni, oltre 10mila medici hanno lasciato il settore pubblico per passare alla libera professione o all’estero, mentre migliaia di infermieri si sono dimessi per condizioni di lavoro considerate insostenibili.
Le nuove misure, pur rappresentando un passo avanti, non sembrano sufficienti a invertire la tendenza. Un aumento di 125 euro lordi al mese difficilmente potrà compensare anni di sovraccarico e stipendi tra i più bassi d’Europa. Secondo i sindacati, la vera emergenza non è solo economica ma organizzativa: turni infiniti, carichi di lavoro eccessivi e mancanza di prospettive di carriera stanno spingendo fuori dal sistema molti professionisti formati in Italia.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi
La manovra 2026 dovrà ora affrontare l’esame parlamentare, e non si escludono modifiche agli stanziamenti durante la discussione in aula. Le Regioni chiedono margini di manovra più ampi per gestire le assunzioni e il personale, mentre le organizzazioni sindacali del comparto sanità preparano nuove mobilitazioni. Il rischio, dicono, è che l’aumento annunciato si riveli un “contentino” e che la carenza di personale continui a compromettere la qualità dei servizi sanitari pubblici.