Dal 1° ottobre 2025 è scattato un divieto silenzioso: cosa cambia davvero per chi usa la legna in casa

Non tutti dovranno cambiare impianto, ma i controlli aumentano e le multe superano i 500 euro: ecco cosa sapere.

Negli ultimi mesi, le nuove normative regionali sul riscaldamento domestico a legna hanno generato dubbi e allarmismi tra i cittadini. Le notizie frammentate e spesso imprecise hanno alimentato il timore di divieti generalizzati o dell’obbligo imminente di sostituire camini e stufe ancora funzionanti.

La realtà, però, è più complessa: non esiste un’unica regola valida per tutta Italia e i provvedimenti variano da regione a regione, a seconda di fattori come l’altitudine del comune, il livello di inquinamento atmosferico e la classe ambientale dell’impianto.

Chi possiede camini tradizionali o stufe a biomassa con bassa classificazione ambientale è il più esposto ai nuovi limiti. Capire se si è soggetti ai divieti, dove entrano in vigore e in quali periodi, è essenziale per evitare multe salate e per orientarsi tra le alternative disponibili. In alcune aree, i controlli sono già attivi e destinati a intensificarsi nei mesi invernali.

Dove scattano i divieti e quali impianti sono coinvolti

Le normative non vietano in modo assoluto l’utilizzo della legna per riscaldamento, ma impongono restrizioni localizzate e legate al grado di efficienza ambientale dell’impianto, identificato da un sistema a stelle: da 1 a 5. Le misure più rigide si concentrano nel bacino padano, dove le polveri sottili superano da anni i limiti europei. In queste zone, il riscaldamento a legna è tra le principali fonti di inquinamento domestico.

Legna
Legna da ardere-legahockeypista.it

In Emilia-Romagna, ad esempio, è già in vigore il divieto di utilizzo per gli impianti a una o due stelle nei comuni di pianura tra ottobre e aprile. Dal 1° ottobre 2025, il divieto verrà esteso anche agli impianti a tre stelle, rendendo legali solo quelli con quattro o cinque stelle. Lombardia, Piemonte e Veneto applicano regole simili, seppur con calendari diversi. Le limitazioni valgono solo durante il periodo invernale, in cui le condizioni atmosferiche favoriscono la concentrazione degli inquinanti.

Chi non possiede una fonte alternativa di riscaldamento può richiedere una deroga, dimostrando l’impossibilità economica o tecnica di sostituire l’impianto. Le richieste vanno inoltrate agli enti locali con documentazione dettagliata. Senza una deroga, l’utilizzo di un impianto non conforme può portare a sanzioni superiori a 500 euro, con la possibilità, in casi gravi, della confisca dell’impianto.

È essenziale verificare la classificazione ambientale della propria stufa o camino. In caso di dubbi, è possibile rivolgersi al rivenditore, all’installatore o consultare la dichiarazione ambientale del produttore. Non tutti gli impianti a legna sono illegali: quelli di nuova generazione sono progettati per rispettare le normative e garantire emissioni ridotte.

Le alternative consigliate e gli incentivi disponibili

Chi si trova nella necessità di sostituire il proprio impianto può scegliere tra diverse soluzioni. Le più diffuse sono le caldaie a pellet di nuova generazione, che offrono prestazioni elevate, classificazioni ambientali fino a cinque stelle e un utilizzo efficiente della biomassa. Restano ancorate a una forma di combustione, ma con livelli di emissioni molto inferiori rispetto ai vecchi sistemi.

In crescita anche la diffusione delle pompe di calore, una tecnologia che non prevede la combustione e sfrutta il calore presente nell’aria o nel suolo. Oltre a non emettere direttamente inquinanti, possono essere alimentate con energia elettrica rinnovabile. Sono adatte sia a nuovi impianti che a ristrutturazioni, e offrono un buon compromesso tra risparmio energetico e sostenibilità.

I costi iniziali per l’installazione di questi impianti possono essere significativi, ma lo Stato e le Regioni mettono a disposizione diversi incentivi. Tra i più utilizzati ci sono le detrazioni fiscali fino al 65%, i contributi regionali a fondo perduto e i bonus per la riqualificazione energetica degli edifici. Verificare la disponibilità di queste agevolazioni nel proprio territorio può fare una grande differenza nella scelta dell’impianto più adatto.

Il cambiamento non riguarda solo le norme, ma una più ampia trasformazione del modello energetico domestico. In un momento storico in cui l’inquinamento atmosferico continua a generare effetti negativi sulla salute pubblica, adeguarsi alle regole significa non solo evitare sanzioni, ma contribuire attivamente alla riduzione delle emissioni nocive. Per milioni di famiglie italiane, il passaggio a tecnologie più pulite sarà un passaggio obbligato, ma anche un’opportunità per ripensare il modo in cui si riscaldano le abitazioni.