Saliamo dall’imbarcadero di Stresa, lato piemontese del lago Maggiore, e la prima impressione è di un percorso che si allontana rapidamente dalla passeggiata turistica per entrare in una rete di vicoli, mulattiere e boschi. Non è una camminata soltanto panoramica: è un itinerario che mescola memoria storica, segni sul terreno e tracce di comunità locali.
Partenza e prime salite
La partenza è in Stresa, davanti all’imbarcadero a circa 200 metri sul livello del mare. Dal lungolago si prende una delle vie pedonali fino a raggiungere piazza Cadorna, quindi si svolta a sinistra su via De Vit per immettersi in via Manzoni, dove inizia il tracciato segnalato come Sentiero dei castagni e parte della L2 Stresa-Belgirate. La segnaletica è spesso chiara, con i tradizionali segni bianco-rossi, ma può capitare che pannelli in legno risultino poco leggibili dopo le intemperie.

La strada si trasforma presto in un acciottolato che sale con passo regolare: qui la città resta sotto, lo sguardo si concentra sul bosco. Un pilone votivo e il cancello secondario di Villa Pallavicino segnano gli ultimi confini dell’abitato; oltre c’è una mulattiera storica che accompagna il cammino. Un dettaglio che molti sottovalutano è la differenza di fondo: tratti asfaltati si alternano a sterrati e selciati, e per questo è utile indossare scarpe adatte e avere una mappa fisica o un’app che non dipenda solo dal segnale di rete.
In questo primo tratto la vegetazione prende subito il sopravvento: i castagni creano un corridoio ombroso e un senso di isolamento controllato, ideale per chi cerca il paesaggio e non soltanto il panorama. Il ritmo della salita è costante, e chi è abituato a camminare lo noterà subito; per chi proviene dalla pianura, la pendenza richiede qualche pausa in più.
Borghi, leggende e reperti
Seguendo i segni si entra in un tratto boschivo che porta rapidamente all’Oratorio di Passera, costruito tra il 1657 e il 1737: il santuario più piccolo di Stresa, sorto dopo il voto di un mercante di vino scampato al naufragio. Qui la storia si mescola alle leggende popolari, e la presenza dell’oratorio è un nodo di memoria che testimonia pratiche religiose e percorsi di pellegrinaggio minori.
Proseguendo si trova la selciata che conduce verso il sito del Moulin de la Stria di Passera; i resti del mulino sono in buona parte ricoperti dalla vegetazione, ma un pannello descrittivo racconta la vicenda della “strega” legata al luogo. La lettura della leggenda, immersi tra i castagni, aiuta a comprendere come natura e narrazione locale si sovrappongano nelle colline del lago.
Sul percorso si attraversano piccoli nuclei abitati, si passa davanti a pannelli che indicano ritrovamenti archeologici e si notano elementi come il campo da calcio e il cimitero a ridosso della chiesa di Sant’Albino, datata 1151 e custode di un affresco quattrocentesco. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è proprio questo: la densità di testimonianze storiche in spazi ristretti, dove la vita quotidiana e il passato convivono in vista ravvicinata.
Le tracce celtiche e i ritrovamenti locali ricordano che queste colline non sono solo scenografia, ma territorio abitato da secoli; per questo il percorso va inteso anche come un piccolo museo all’aperto, dove ogni targa e ogni rudere raccontano usi e mutamenti del paesaggio.
Discesa a Belgirate e indicazioni pratiche
Dopo l’ultimo tratto nel bosco si giunge a un bivio ben visibile attorno ai 480 metri di quota; da qui la via scende rapidamente verso le prime case e poi verso Belgirate. La scelta della scalinata che collega il sentiero al paese è un punto chiave: precipitando letteralmente verso la valle, conduce alla Chiesa Vecchia di Santa Maria, la cui terrazza offre una visuale pulita sul lago e sugli isolotti all’orizzonte.
Superato il sottopasso ferroviario e le edicole della Via Crucis si entra nel tessuto urbano: attenzione a imboccare il secondo vicolo a sinistra, lo Scalone Cairoli, che porta nei pressi della chiesa parrocchiale e immette sul lungolago. Qui il percorso si ricongiunge con la mobilità pubblica e i servizi: l’ufficio informazioni e l’imbarcadero sono punti di arrivo utili per organizzare il rientro.
Per il ritorno esistono opzioni differenti: ripercorrere la via dell’andata, imbarcarsi su una linea battello che offre un passaggio panoramico e la vista del Santuario di Santa Caterina del Sasso, oppure usare gli autobus di linea che collegano i paesi sul bordo del lago. Un consiglio pratico, ecco perché conviene pianificare: controllare la disponibilità dei battelli in questi mesi e gli orari dei mezzi su gomma, oltre a prevedere un parcheggio alternativo presso la stazione ferroviaria a circa 1 chilometro dall’imbarcadero.
Infine i dati tecnici del percorso sono utili per chi programma l’escursione: Lunghezza: 7,5 km — Dislivello: 400 m — Tempo: 2h 30 min (al netto delle soste). Prima di partire, è buona norma informarsi sulle allerte meteo e preparare abbigliamento e acqua adeguati; la vista dalla terrazza della chiesa rimane un ricordo concreto del viaggio, e per molti è il motivo per cui tornano a camminare queste colline.