La Manovra 2026 introduce incentivi per assumere mamme con figli, bonus da 60 euro e congedi parentali più lunghi.
La Manovra 2026 si prepara a portare un cambiamento concreto per molte famiglie italiane. Il governo ha inserito nel testo una serie di interventi che mirano a sostenere chi cresce figli, specialmente le madri che spesso si trovano davanti al bivio tra carriera e responsabilità familiari. L’Italia continua a registrare un calo delle nascite, indicatore che pesa anche sull’economia nazionale. La scelta politica è chiara: rendere più semplice avere figli e non perdere il proprio posto nel mondo del lavoro. È un punto che, già oggi, divide opinioni e attese, ma che apre uno scenario nuovo per lavoratrici e imprese.
Chi segue l’evoluzione del welfare nazionale sa che conciliare turni, sicurezza economica, scuola e il resto può diventare un rompicapo quotidiano. La Manovra vuole togliere almeno parte di quel peso, con soldi in busta paga per le madri e contributi abbattuti per le aziende che decidono di dare una chance a chi affronta quotidianamente la crescita dei figli. Una direzione che emerge con forza dalla prima misura prevista.
Incentivo contributivo per assumere lavoratrici madri con tre figli: requisiti, durata e vantaggi per le imprese
Dal 1° gennaio 2026, tutte le imprese private che assumono donne con almeno tre figli minorenni, disoccupate da sei mesi, riceveranno un esonero totale dei contributi previdenziali a loro carico fino a 8.000 euro l’anno per ogni assunzione. Qui il governo ha voluto agire su un dato che conosciamo bene: chi ha più figli, e soprattutto chi ne ha tre, spesso resta fuori dalla crescita professionale. Il rischio, eppure, è che questa fascia di popolazione finisca per essere tagliata fuori dal mercato del lavoro.
La durata dello sgravio contributivo varia a seconda della tipologia contrattuale. I contratti a tempo determinato beneficiano dell’abbattimento per 12 mesi. Se quel rapporto viene stabilizzato con una trasformazione a tempo indeterminato, il periodo si estende a 18 mesi complessivi. Chi assume da subito con contratto stabile arriva invece a un totale di 24 mesi. L’imprenditore ottiene un vantaggio economico diretto, mentre la lavoratrice vede nascere una carriera che non sempre riesce a costruire altrove.
Il provvedimento non include il lavoro domestico e l’apprendistato, e non può essere sommato ad altri sconti contributivi già in uso. Resta però compatibile con la maxi deduzione del 120%, prevista dalla riforma fiscale del 2023, che può salire al 130% per profili considerati fragili. Lo scopo dichiarato del Ministero è chiaro: dare una spinta alle assunzioni stabili e premiare chi offre alle famiglie una base solida per guardare avanti.
Per il governo si parla di una scelta strategica, perché rafforzare l’occupazione femminile significa sostenere nascite e crescita economica. Una madre che lavora ha più possibilità di restare nel Paese, fare progetti, pensare al futuro dei figli. Non a caso questa misura è stata definita, da più parti politiche, una “spinta sociale” più che un semplice incentivo fiscale.
Bonus da 60 euro al mese, congedi parentali più lunghi e nuove tutele per chi cresce figli
Accanto agli incentivi alle imprese, la Manovra conferma e rafforza il bonus mamme. Dal 2026, l’importo sale a 60 euro mensili. Ne hanno diritto le lavoratrici dipendenti e le autonome con almeno due figli e reddito sotto i 40.000 euro annui, fino al decimo anno del secondo figlio. I soldi vengono riconosciuti solo quando il rapporto di lavoro è attivo e non saranno imponibili ai fini fiscali o contributivi.
La misura riguarda anche le madri con tre o più figli, che potranno ricevere i 60 euro fino alla maggiore età del figlio più piccolo. Qui però entra in gioco una regola ulteriore: in questo caso il reddito non deve provenire da lavoro dipendente a tempo indeterminato. Lo sappiamo, una madre precaria ha più difficoltà di chi ha un contratto stabile. Il governo dice di voler dare priorità proprio a loro. Tutti gli importi maturati da gennaio a novembre 2026 saranno pagati in un’unica soluzione con la mensilità di dicembre 2026. La somma non peserà sull’Isee familiare.
Sul capitolo congedi, il governo estende la possibilità di assentarsi mantenendo il 30% della retribuzione fino ai 14 anni del figlio. La norma copre anche adozioni e affidi, perché ogni famiglia deve poter usare le stesse tutele. Anche il congedo per malattia dei figli cambia: si passa da 5 a 10 giorni l’anno, con lo stesso limite dei 14 anni per accedere al diritto.
Infine, la Manovra introduce una modifica per rendere più dolce il rientro dalle cure parentali. Quando un dipendente viene assunto per sostituire un collega in congedo, il suo contratto può prolungarsi per un periodo di affiancamento, fino a quando il bambino compie un anno. Questo serve a evitare che chi torna sul posto di lavoro trovi una situazione spezzata, perdendo parte della propria posizione.
La direzione è definita: aiutare i genitori a non dover scegliere tra figli e lavoro. Una linea che, dalle prime reazioni, sembra destinata a rimanere centrale nel prossimo dibattito politico.